FRANCESCO BRUSCIA, artista di luce, veicola emozioni di gioia e benessere per una rigenerazione sociale volta all’allontanamento delle tenebre di questo nostro millennio, nei sui supporti adagia sinopie riproducibili tecnicamente, e partendo da superfici con appoggi industriali, tesse la sua artigianale trama, liricamente costituita da originali radiazioni luminose.
Bruscia, moderno Aedo, sorvola con maestria la materia di cui sono intrise le sue opere, ne affiora un personalissimo concetto iconico (come nella seria delle dive), ma anche indicale (come nel calco delle sue labbra), su tutti questi demiurgicamente interviene con attenzione gestualmente precisa, puntigliosa, esattamente come procederebbe un orafo nell’intagliare le sue preziosissime pietre, con minuzia, tanto da evocare quel fare certosino di certe botteghe rinascimentali, così ricama ogni dettaglio immergendolo in tempi lunghissimi ed infiniti, aerei, con gesti per l’appunto lirici.
Materia inerte, tempi lunghi, precisione ed attenzione sono la triade consustanziale da cui l’artista fa germinare opere abbaglianti, sotto le sue mani esperte si irradiano nuove epifanie, come nella storica e primogenita serie “Dive”, tempestate di oro, argenti e cristalli preziosi, i quali restituiscono alla storia dei soggetti un’aura che va oltre la storia di cui sono state impareggiabili interpreti, approdando così ad uno dei sogni lontanissimi della contemporaneità, l’utopico sogno di una vita eterna, a cui ogni essere umano più o meno consciamente anela, se non fisicamente almeno come proprio testamento da tramandare ai posteri, e infatti con pari maestria l’artista ritrae personaggi illustri e committenze di ogni ceto, purché non esistano coni d’ombra percepibili alla sua sensibilità. Ma l’opera di Francesco Bruscia non si esaurisce nell’anelito dell’eterna bellezza, e neanche nell’afflato di una vita senza fine, bensì fornisce un contenuto alla tensione fra immanente e trascendente, intuisce che l’infinito può essere il nulla senza il messaggio più vero ed atavico del mondo, quel messaggio che ha permesso alle specie terrestri di essere qui ed ora, nonostante secoli di guerre, lotte, tecnologie alienanti ed incomunicabilità, così l’artista inocula AMORE nell’ultimo progetto in progress e site specific “Bocca d’artista”.
Presentato fin ora in due fasi, la prima nel maggio 2017 presso il MACRO Testaccio di Roma nell’ambito di Chromatica, e la seconda a novembre 2017 nella prestigiosa cornice di Palazzo Cà Zenobio degli Armeni nell’ambito de LA BIENNALE di Venezia, in entrambe le occasioni l’artista ha demandato al pubblico, difronte alla versione di una macro bocca contenente l’espansa scritta “Peace and Love”, di donare dei loro pensieri di pace ed amore, e al contempo di portarsi via un selfie difronte all’opera, in questa maniera Bruscia ha compiuto un’azione socialmente attiva e propositiva, la quale avrà degna conclusione nella prossima ed ultima fase dove la collezione personale dei dispacci raccolti verranno rimessi in circolo, donati ad altri cittadini, e propagando un’onda virtuosa di pace ed amore, ma soprattutto viene attivata una presa di coscienza rispetto a lemmi che, oltre ad ogni uso distratto, vengono ricaricati del loro contenuto vitale.
Parole in connessione, come reti, con linee, gesti e pensieri virtuali, ma anch’essi reali, ancorati ad app, a messaggi cartacei, a supporti industriali corollati di materie preziose con congiunzioni multiple e rimediazioni, così l’artista è pronto a salpare e navigare in questa giungla terrestre, come nell’intermedia serie “Felidi” dove in luce emergono il senso di libertà, primigenio istinto animale connaturato anche all’Homo Sapiens, perché Francesco Bruscia tratta ogni elemento a cui si avvicina con un’unica cosmologia della specie, quella vitale, che respira luce armoniosa, immaginando anche nelle differenze una comunione indissolubile con l’aura mistica di pace e amore, e nella panica libertà fra umano e non.
Francesco Mea